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Carlos Castaneda

Castaneda afferma di aver poi trovato nei suoi studi filosofici sulla fenomenologia gli strumenti metodologici per poter interpretare e applicare correttamente gli insegnamenti ricevuti da Don Juan, imparando a distinguere, all'interno dell'atto conoscitivo, la percezione dall'intenzione, ossia l'oggetto esterno percepito, soggetto a mutevolezza e sul quale occorre sospendere il giudizio, dal contenuto mentale (''noema''), l'unico che abbia importanza all'interno dell'esperienza soggettiva di chi apprende.
Proseguendo il racconto, alla partenza di Don Juan per il suo «ultimo volo» (una specie di "morte alternativa" a quella comune), lo sciamano Carlos, in qualità di nuovo ''nagual'' (cioè "leader", capo) designato da Don Juan, avrebbe proseguito (e guidato un altro gruppo di allievi, anch'essi preparati), il cammino verso la liberazione totale dell'essere, per partire infine anche loro, come il proprio maestro, per il «viaggio definitivo attraverso l'ignoto».
Gli sciamani o "stregoni" che lo istruiscono, indicherebbero l'"ultimo volo" come un processo volontario di attivazione interiore del ''fuoco dal profondo'' insito in ogni essere, capace di condurre ad una specie di "autocombustione", o volatilizzazione istantanea del corpo, nel quale però lo spirito, la propria coscienza, sarebbe in grado di sopravvivere.
Sull'operato di Carlos Castaneda, se corrisponda a una realtà romanzesca o veritiera, si è espresso Octavio Paz, premio Nobel 1990 per la letteratura: I suoi 12 libri hanno venduto più di 8 milioni di copie in 17 lingue. da Wikipedia